L'internet delle cose (o Internet of Things): cos'è?
Avete l'automobile che si collega a Internet? Il frigorifero intelligente? Un orologio digitale? Una bilancia collegata al vostro contapassi?
L'Internet delle cose collega in rete degli oggetti e dei dispositivi, come ad esempio le macchine industriali, le automobili, i televisori e le lavatrici, ma non solo. Attraverso questo collegamento in rete e la sempre maggiore presenza di sensori negli oggetti (quotidiani), si creano miliardi di "oggetti intelligenti", o "smart object", che non eseguono sempre le stesse operazioni, ma si sanno adattare ai cambiamenti ambientali per reagire prima o iteragire meglio fra di loro.
Una definizione univoca dell'Internet delle cose (in inglese "Internet of things", spesso abbreviato in IOT) non si è ancora affermata tra i vari attori. anche i sensori di una smart home, o casa intelligente, come le serrature elettroniche, fanno parte dell’IoT. Il sistema riunisce apparecchi collegati in rete e che comunicano senza l’intervento umano. Questi includono principalmente sensori di ogni tipo che, ad esempio, misurano i movimenti, la qualità dell’aria o i parcheggi disponibili e trasmettono le informazioni a un sistema centrale.
Questi miliardi di dispositivi elettronici collegati fra di loro attraverso la rete, dovrebbero facilitare la vita quotidiana delle persone, fornire dei servizi, migliorare la vita quotidiana, sono utilizzati nello sport, nella salute, e allo stesso tempo generano un'enorme quantità di dati strutturati che possono essere utilizzati per analisi e ottimizzazioni. Il che pone in essere anche la grande questione su come siano poi utilizzati, immagazzinati, e analizzati, tali miliardi di dati e informazioni.
L'Internet delle cose è quindi uno dei più importanti fornitori di contenuti per i big data. Diversi studi prevedono una forte crescita degli oggetti collegati nei prossimi anni. Nel suo Rapporto sulla mobilità (Mobility report) Ericsson ad esempio parte dal presupposto che nel 2023 saranno collegati 31,4 miliardi di apparecchi, di cui 23,3 miliardi di oggetti IoT e 11,6 miliardi di dispositivi tradizionali come PC, smartphone e telefoni fissi. Una cifra immensa!
(informazioni tratte dal sito Bakom della confederazione)
Il concetto rappresenta una possibile evoluzione dell'uso della rete internet: gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri . Per «cosa» o «oggetto» si può intendere uno di molti oggetti o categorie quali: dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi, materiali e prodotti tangibili, opere e beni, macchine e attrezzature. Questi oggetti connessi che sono alla base dell’Internet delle cose si definiscono più propriamente "smart objects", oggetti intelligenti, e si contraddistinguono per alcune proprietà o funzionalità.
L'obiettivo dell'internet delle cose è far sì che il mondo elettronico tracci una mappa di quello reale, dando un'identità elettronica alle cose e ai luoghi dell'ambiente fisico.
Un esempio molto interessante e concreto di utilizzo dell'IOT è la manutenzione predittiva.
La manutenzione predittiva prevede che un tecnico sia in grado di riparare un apparecchio prima che questo si guasti e che possa determinare malfunzionamenti quando è in uso. A tale scopo, l’apparecchio deve essere dotato di sensori che misurino, ad esempio, la durata di vita e la temperatura. Se il produttore combina le informazioni di tutti gli apparecchi, può determinare valori empirici, come la durata di un particolare componente, prima che questo debba essere riparato o sostituito. Sulla base di tali previsioni, il tecnico può sostituire il componente interessato poco prima che si verifichi un guasto.
ANCHE LO SPORT È DIVENTATO SMART
Non bisogna partire dal presupposto che l'IOT sia solo composto da apparecchi o dispositivi costosi o distante da noi, anzi, probabilmente già ne starete usando e magari uno di questi è un braccialetto che mettete al polso quando andate a correre. Ormai ne esistono di moltissime marche, anche di molto economiche e si trovano persino nelle catene di supermercati lowcost. Lo indossate, lo collegate al vostro telefono e quando farete attività fisica questo sarà in grado di gestirvela nel migliore dei modi, tracciando dati quali la durata, la tipologia, le vostre pulsazioni, quante calorie avete speso, la distanza percorsa ecc.
Ora provate a proiettare questa vostra piccola realtà in quella dello sport professionistico.
Se avete seguito un qualunque evento sportivo in tempi recenti vi sarete accorti di quanti dati siano ora disponibili a noi telespettatori. Al termine di una partita di calcio i sapientoni dallo studio televisivo vi mostreranno le heatmap (letteralmente "mappe di calore") di un singolo calciatore, o i numeri riguardo a quanti passaggi ha tentato e quanti ne sono riusciti. Durante un evento di atletica saranno in grado di dirvi addirittura il tempo di reazione di un centometrista alla pedana.
Ma come vengono effettuati questi rilevamenti? Un umano, per quanto possa avere buoni riflessi, concentrazione e alto livello di attenzione, risulta ormai obsoleto e non è certo in grado di effettuare queste misurazioni a mano lungo tutto un evento sportivo per ogni singolo atleta. Si ricorre quindi anche al solo image processing, cioè alla semplice elaborazione dell'immagine, ovvero un programma è in grado di riconoscere attraverso delle telecamere determinati individui e ne traccia i movimenti. Tuttavia sempre di più stanno entrando in gioco (è proprio il caso di dirlo) i nostri amici sensori, molto simili a quelli dentro i nostri braccialetti, ma ora sono anche all'interno di scarpini, divise o addirittura palloni.
Prodotti quali Fieldwiz (tra l'altro di produzione svizzera), Mio Global, i sensori per scarpini Playmaker o le smartball vengono usati a questo scopo. Questi sensori comunicano costantemente con un software, il quale elabora i dati raccolti e li mostra all'utente, che può essere l'atleta stesso, l'allenatore o anche il telespettatore.
In allenamento questa enorme mole di dati contenente la distanza percorsa, le zone di campo coperte maggiormente, il numero di passaggi effettuati ecc. viene usata per tracciare l'attività e verificarne gli effettivi progressi dell'atleta.
Di riflesso anche noi spettatori, sportivi da divano, possiamo godere di statistiche e dati di gioco notevolmente più approfonditi e precisi consentendoci di lamentare di come tal giocatore si sia mosso di meno rispetto ad un altro. Questo modo di elaborare e trasmettere i dati sta cambiando notevolmente il mondo dello sport e lo sta facendo molto rapidamente, magari anche silenziosamente senza che ce ne stiamo accorgendo così tanto.
L'IOT, indirettamente, sta anche consentendo il miglioramento e l'evoluzione di qualunque sportivo, poichè tracciando precisamente quello che sono le capacità fisiche e i risultati, permette anche di poterci lavorare con più attenzione e precisione, oltre che più rapidamente.
MA QUESTI DATI LI USANO SOLO PER SPIARCI, E INTANTO LA GENTE MUORE!
E se invece non fosse così?
Se affrontiamo l'argomento salute, l'IOT interviene aiutandoci a monitorare le nostre condizioni. Nel giugno 2018 al meeting annuale dell'ASCO sono stati presentati i dati di 357 pazienti malati di cancro. Grazie ad un sistema chiamato Cycore, a bilance e polsini dotati di bluetooth è stato possibile tracciare un profilo periodico sul peso e sulla pressione sanguigna delle persone, quindi anche dei sintomi ed è stato possibile sottoporle a delle cure giornaliere.
Questi risultati messi a paragone con quelli di persone che si sottoponevano a visite e cure settimanali hanno dimostrato che il sistema Cycore aiutava a semplificare e migliorare il trattamento dei sintomi, alleggerendone anche il pesante carico sul paziente.
Un altro esempio lo si può fare con le persone affette da diabete. Grazie ad un dispositivo chiamato CGM (Continous Glucose Monitor) è possibile monitorare costantemente il livello di glucosio nel sangue e controllarlo attraverso dispositivi quali smarphone o smarwatch.
Anche i malati di asma possono usufruire di dispositivi smart, grazie alla Propeller Health che produce sensori da applicare agli inalatori. Grazie a degli spirometri collegati in bluetooth con un'app è possibile per il malato comprenderne i sintomi, tenere traccia dell'utilizzo dei medicamenti e ottenere anche previsioni sugli allergeni in circolazione.
La compagnia svizzera Sensimed ha sviluppato delle lenti a contatto chiamate Triggerfish, in grado di rilevare i cambiamenti nella dimensione dell'occhio e che possono portare al glaucoma. Roche invece ha sviluppato nel 2016 un sistema che può monitorare la coagulazione del sangue e può notificare il paziente su quando assumere i medicamenti anticoagulanti. Questo permette di ridurre i rischi di ictus nonchè il numero di visite periodiche dal medico.
Non dobbiamo pensare che il termine "dato" sia solo da ricollegare ai nostri dati anagrafici, utilizzabili per venderci qualcosa o addirittura rubarci l'identità. Certo, il rischio c'è sempre ed è opportuno valutare ogni singola situazione, ma i dati possono riguardare qualsiasi cosa riconducibile alla nostra persona, compresa appunto la salute.
Ciò che facciamo ogni volta che ci sottoponiamo ad un esame medico non è altro che consegnare dei dati ad un medico, dati che non conoscevamo fino ad un attimo prima, dati che parlano delle nostre condizioni di salute e possono magari aiutarci a migliorarla o addirittura salvarci la vita.
Ed ecco che l'internet delle cose non suona soltanto come un'enorme fabbrica di dati a disposizione di tutti, da rubare e rivendere, ma diventa anche una libreria di noi stessi, leggibile in ogni momento e che forse può permetterci di stare meglio fisicamente e mentalmente.
Se siete interessati all'argomento non dovete fare altro che aprire un motore di ricerca e iniziare ad approfondire l'argomento.
Olivier E, Elisa D., 1 ottobre 2020
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